mercoledì 20 luglio 2022

Recensione L'EQUILIBRIO DELLE LUCCIOLE - Valeria Tron - Salani editore






L'elegia poetica del quotidiano, come lente di ingrandimento per ridimensionare lo sguardo sulle necessità dell'uomo. La scoperta di una grande narratrice. Una voce limpida che guida alla sorgente delle storie e le rende universali.

Due sono gli equilibri che occorrono: quello naturale e quello intuitivo. Il primo è la costante rigida intorno alla quale tutto muove: le stagioni, l'erba, gli uomini, i campi, e il secondo credo sia nella capacità di ricredersi, per raccontare con occhi nuovi il tempo delle piccole cose.


Ogni punto di partenza ha bisogno di un ritorno. Per riconciliarsi con il mondo, dopo una storia d'amore finita, Adelaide torna nel paese in cui è nata, un pugno di case in pietra tra le montagne aspre della Val Germanasca: una terra resistente dove si parla una lingua antica e poetica. È lì per rifugiarsi nel respiro lungo della sua infanzia, negli odori familiari di bosco e legna che arde, dipanare le matasse dei giorni e ricucirsi alla sua terra: 'fare la muta al cuore', come scrive nelle lettere al figlio. Ad aspettarla - insieme a una bufera di neve - c'è Nanà, ultima custode di casa, novant'anni portati con tenacia. Levì, l'altro anziano che ancora vive lassù, è stato ricoverato in clinica dopo una brutta caduta. Isolate dal mondo per quattordici giorni, nel solo spazio di quel piccolo orizzonte, le due donne si prendono cura l'una dell'altra. Mentre Adelaide si adopera per essere utile a Nanà e riportare a casa Levì, l'anziana si confida senza riserva, permettendole di entrare nelle case vuote da tempo, e consegnandole la chiave di una stanza intima e segreta che trabocca di scatole, libri ricuciti, contenitori e valigie, in cui la donna ha stipato i ricordi di molte vite, tra uomini, fiori, alberi e animali, acqua e tempo. Una biblioteca di esistenze, di linguaggi, gesti e voci, dove ogni personaggio è sentimento, un modo di amare. Fotografie, lettere, oggetti che sanno raccontare e cantare il tempo: di guerra e povertà, amori coltivati in silenzio, regole e speranza, fatica e fantasia. Un testamento corale che illumina le ombre e le rimette in equilibrio. La bellezza intensa che respira oltre la vita e rimane in attesa di parole. Tuffarsi nella memoria significa avere il coraggio di inventare un altro finale e vivere oltre il tempo che ci è stato concesso, per ritrovare il luogo intimo di ognuno. La casa.



Ho avuto la grande opportunità nonché l'onore e l'immenso piacere di assistere alla presentazione in anteprima di L'equilibrio delle lucciole, organizzato dalla Casa editrice Salani, in cui una portentosa Valeria Tron ha resistito e tenuto banco per ben due ore al fuoco di fila delle domande di bookbloggers agguerriti e collegati da ogni dove ed assetati di capirne di più di questa storia che non è una storia comune.
Dopo questo tsunami di emozioni che ho vissuto ho atteso con ansia l'arrivo del libro e...non sono riuscita ad iniziarlo subito, per una sorta di sacralità che gli tributavo, quasi intimorita da ciò che ci avrei trovato dentro...
Allora l'ho portato al mare con me e dopo che ho iniziato le prime pagine mi sono detta "ma sei matta? questa non è una lettura da fare sotto l'ombrellone. Questa è una storia da centellinare, da assorbire e metabolizzare pagina per pagina, riga per riga".
E quindi, tornata a casa mi ci sono dedicata anima e corpo: è proprio il caso di dire così, viste anche le lacrime versate...
E ora sono qui a scrivere delle lucciole con il grande timore di non rendergli tutto l'onore che merita questa storia.

Durante un'altra sua presentazione on line a Valeria (è incredibile il legame che si crea con i libri con persone che prima non conoscevi e ora ritieni di poterle considerare nel novero delle tue amicizie più care e poterti rivolgere a loro così con confidenza) ho detto che è una storia potente e che non leggevo una storia così da un po': Valeria, permettimi di correggere il tiro.

IO NON HO MAI LETTO UNA STORIA COSI!!!

Oggi da questa parte della tastiera mi sento inadeguata e un po' intimorita come quel piccolo topolino che si trova davanti la grande montagna...e proprio di montagna è il caso di parlare...
La montagna in questo romanzo è presente in ogni pagina, in ogni riga: una grande protagonista indiscussa è senza ombra di dubbio la Val Germanasca, tanto cara all'autrice, con i suoi paesaggi duri e accoglienti allo stesso tempo, con una popolazione robusta sotto ogni punto di vista, che è temprata dalle asperità metereologiche e che, quindi, affronta la vita a muso duro, come cantava Pierangelo Bertoli in una sua celebre canzone.

Adelaide, dopo, il fallimento del suo matrimonio e con un figlio Gioele, più saggio di tanti adulti, torna nel suo paese di origine e oltre una bufera di neve, ritrova Nanà, resistente novantenne, ultima custode della casa.

Mi ha raggiunta la bufera.
L'automobile ha arrancato nel tornante, dove un pino si è abbattuto per metà e ora penzola ad angolo acuto, appesantito dalla neve.
Dal parcheggio si vede appena il profilo delle prime case, il resto del paesaggio è nella cappa.
Due passi ed è tormenta fin sulle labbra.
La cucina di Nanà è illuminata, ma preferisco scendere a scaricare lo zaino prima che faccia buio.

Fuori neve, solo neve e freddo: dentro la casa caldo. 
Caldo di vita, di sofferenza e di sentimenti.
Inizia una storia in cui Adelaide, Ade, si prende cura di Nanà e Nanà la coccola in ogni modo: a partire dalle delizie gastronomiche che sa ancora preparare con maestria nonostante i suoi anni e riportano Adelaide all'infanzia.
Ma Nanà apre non solo la sua dispensa ad Adelaide ma apre completamente il suo cuore e la sua immensa memoria: nelle tribolazione e nel dolore di poter riportare a casa Levì che a causa di una frattura è ricoverato in una struttura, Nanà si affida e si confida totalmente ad Adelaide.
Inizia così una grande storia in cui da scatole, cofanetti e buste riemergono una moltitudine di ricordi, in cui la vita nella sua totale accezione la fa da padrona.

Memé, Nanà e dando Irma erano le sole a conoscere le verità nel cuore di Lena: quattro donne così, gli si potrebbe attribuire una stagione ad ognuna e si avrebbe un calendario completo di tutto.

Dense di personaggi le pagine de L'equilibrio delle lucciole, le figure femminili sono senz'altro quelle che trasmettono la solidità e la robustezza tipica dell'animo femminile, ma è magica anche la rappresentazione così fortemente presente ma altrettanto delicata di Daniele, l'infermiere della struttura dove è ricoverato Levì.

Un uomo con la U maiuscola che con grande garbo e delicatezza entra nella vita di Adelaide e di Nanà in punta di piedi ma per restarci...

Nanà si esprime principalmente nella lingua antica in cui si esprimono gli abitanti della Val Germanasca: il patois, ma la Tron riesce magistralmente a far comprendere alla perfezione il significato di ciò che dice.
E il lettore prova un senso di pace cullato dalla musicalità di questa lingua antica.

Protagonista altrettanto preponderante è la casa fisica e non solo fisica, o meglio le case in cui si dipana tutta la storia, la meizoun, come dice Nanà.

Ma L'equilibrio delle lucciole è anche una storia per ricominciare, per trovare delle nuove possibilità anche quando ormai tutto sembra perduto.

La bellezza e la cura dei particolari con cui Valeria Tron ci racconta queste storie di gente comune, fanno del romanzo un romanzo potente.

E poi mi guardo intorno qui, nella mia taverna, che era il regno di mio papà e vedo tutti gli oggetti in legno d'ulivo che nel corso degli anni aveva forgiato con il suo tornio e i suoi attrezzi, guardo l'ora dall'orologio sempre in legno appeso alla parete e che, nonostante il tempo passato, segna ancora le ore e mi risuona forte in testa questo passaggio;

In cucina mi guardo attorno come la vedessi per la prima volta. Ieri ho comprato le pile e rimesso l'orologio in funzione, per cui scopro che sono le nove. L'aveva fatto mio padre su un vecchio tornio ed è in pero. Molte volte stavo a osservare il travaso tra le vene sue e quelle dei legni: un rimestarsi di sangue e ossigeno, per passarsi oltre ai calli, pure un po' di anima.

...ed è inevitabile lasciarsi andare alla commozione...

E le lucciole in tutto questo cosa c'entrano?
Lo scopriremo solo vivendo...

Non so se con queste mie indegne parole sono riuscita a dire cosa è e cosa c'è dentro a L'equilibrio delle lucciole, ma so, per certo, che lo custodirò tra le cose più preziose che posseggo.


Valeria Tron

è nata in Val Germanasca, dove vive per buona parte dell’anno. Cantautrice, è stata finalista al Premio Tenco. È illustratrice, mediatrice culturale e artigiana del legno. Questo è il suo primo romanzo.









Ringrazio la casa editrice Salani per la copia del libro.




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