Un’autobiografia ironica ed emozionante, la rievocazione di un territorio amato Essere ricordati รจ forse il fine di ciascuno di noi.
Essere ricordati come persone buone, amanti della vita e dell’arte, come familiari e amici sinceri, รจ qualcosa di inestimabile e non scontato.
Giovanni Graglia ci รจ riuscito nella sua sfera affettiva e nel ruolo che ha rivestito in ambito culturale: con il suo libro di memorie brillanti e preziose, curato con sapienza e profonda sensibilitร da Sabrina Gonzatto, arriverร alle lettrici e ai lettori di oggi, a chi non ha avuto il privilegio e la gioia di incontrarlo di persona…
Ma la sua energia, i pensieri e i ricordi (dalla guerra alla faticosa ricostruzione, dagli studi al Valdocco alle esperienze lavorative all’amore per il cinema) sono ancora qui, immutati nella loro potenza e nella capacitร di incantarci e indurci a guardarci dentro, a riflettere su un futuro possibile e piรน consapevole.
“Gli uomini buoni come Giovanni Graglia sono il sale della terra” (dalla prefazione di Alessandra Comazzi) Admanvis.
Ricordi autobiografici di Giovanni Graglia A cura di Sabrina Gonzatto Prefazione di Alessandra Comazzi, nota di Giulio Graglia Giovanni ama il teatro, la danza e la musica, i film proiettati al cine-oratorio lo accompagnano in un mondo avventuroso, popolato di eroine sognanti e fascinose, paladini audaci, amori e duelli. ร curioso e partecipe, i libri, le note e lo studio lo incantano, nel cielo e nei campi, nei momenti di luce e quando le ombre si allungano coglie segnali, la bellezza del Creato e la promessa di un Altrove sfolgorante e sereno.
Soprattutto, ha un legame affettivo e profondissimo con la Valsangone e la sua Saluggia, “piccolo lembo di terra vercellese” in cui il tempo รจ scandito da ricorrenze, feste, i richiami delle campane e i ritmi della campagna, tra pomeriggi assolati e fresche sere in cui tramandarsi racconti, leggende, aneddoti e segreti.
Un territorio che Giovanni Graglia, con passione, nostalgia e un tocco di ironia, evoca davanti ai nostri occhi, assieme ai profumi di pranzi domenicali, di incenso e di erba tagliata, ai canti del coro, il frinire dei grilli e le chiacchiere dei nonni; un luogo del cuore a cui fare ritorno dopo i turni di lavoro in cittร , nelle vacanze o nella rievocazione; un palcoscenico variopinto e polifonico sul quale si avvicendano e si intrecciano storie grandi e piccole, memorie e saperi, sogni e speranze.
Giovanni Graglia (Saluggia,VC, 1925 – Torino, 1996), direttore risorse umane area nord ovest della SIP, sin da piccolo manifesta una chiara passione per il mondo teatrale e cinematografico. Nato a Saluggia, dopo aver frequentato il liceo classico presso il collegio salesiano Valdocco di Torino, si laurea in Lettere presso l’Universitร degli Studi del capoluogo piemontese e contemporaneamente, per mantenersi, inizia a lavorare come centralinista alla STIPEL. Nonostante gli impegni di studio e lavoro, approfondisce le sue passioni artistiche. Notevoli le sue doti di organista, traduttore dal francese e scopritore di testi teatrali nelle sue lunghe peregrinazioni nei mercatini di antiquariato. Nei primi anni ’70 fonda il Circolo La Ciaritร a Selvaggio (frazione di Giaveno, Torino), dove organizza e dirige spettacoli, attivitร ludiche, culturali e sportive per i residenti e villeggianti. Negli stessi anni รจ Assessore alla Cultura a Giaveno, capoluogo della Valsangone. Sposato con Maria Grazia Garbero, ha due figli, Giulio, noto regista televisivo e teatrale, e Chiara, mamma di Costanza, Pietro e Filippo. Tra i luoghi del cuore di Giovanni ricordiamo: Saluggia, che imprime nel suo carattere la vitalitร tipica della gente del luogo, tappa domenicale per gustare la panissa (di cui รจ particolarmente ghiotto) e terra della sua famiglia; Torino, in cui studia, lavora e vive; Selvaggio, meta delle vacanze; Parigi, la cittร dove ama ritornare appena puรฒ e vagare tra le vie, i palazzi e i bistrot; Roma, sia dal punto di vista artistico sia lavorativo; Rimini, per l’amore che lo lega a Fellini. Non รจ un caso che il titolo del libro sia la traduzione in piemontese di Amarcord
Nessun commento:
Posta un commento