venerdì 6 agosto 2021

Recensione Non sei nella lista di Carla Abenante


NON SEI NELLA LISTA

Carla Abenante

Homo Scrivens


Grazie alla collaborazione con la Casa editrice Homo Scrivens ho avuto l'opportunità di leggere Non sei nella lista e ne sono rimasta molto colpita tanto da contattare, sempre grazie alla Homo Scrivens, Carla Abenante alla quale ho chiesto di poter porle alcune domande, visto il tema così importante ed attuale trattato nel libro.

Non sei nella lista è una storia dura, una storia di fantasia ambientata a Napoli (ndr città dove vive la scrittrice)  ma che potrebbe essere vera e che, purtroppo assomiglia a tante altre storie che leggiamo sui giornali o sentiamo in televisione e che potrebbe essere ambientante in una città qualsiasi.


Marino, diciasettenne ribelle e maleducato, grande appassionato di rap, viene cacciato dal liceo scientifico, non riesce a liberarsi dall'etichetta di bullo di quartiere.

Intraprende un nuovo percorso scolastico in un istituto alberghiero e qui incontra due ragazze, Aurora e Carolina, con le quali inizia un nuovo rapporto di amicizia.

Tutto sembra proseguire per il meglio finchè le loro vite incrociano una giovane banda di delinquenti che prenderà di mira lui e le sue due nuove amiche, e da bullo diventa bullizzato, che comprometterà la loro quotidianità fino a travolgerli e a sfociare in un evento davvero devastante che cambierà per sempre le loro vite.


La prima cosa che mi sono detta (ed ho scritto nella mail a Carla) è stata: "questa storia va portata assolutamente nelle scuole".

Visto il tema trattato l'ho trovato un utile strumento educativo e auspico, davvero, che possa essere fatto conoscere nelle scuole, e non solo in quelle di Napoli.

Fra l'altro la scrittura della Abenante è molto "leggibile": scorre bene, è ben strutturata e senza tanti giri di parole va diritta al cuore.

E' uno stile che, appunto, vedo molto bene rivolto ad un pubblico giovane.

L'emergenza sociale in cui siamo precipitati e che è stata esacerbata dalla pandemia del Covid, ci mette ogni giorno davanti agli occhi, storie come quelle narrate in Non sei nella lista.

Non possiamo più girare la testa, ognuno per la propria parte e per il proprio ruolo e senza delegare ad altri.

La lettura di questo libro scatena tutta una serie di emozioni forti e contrastanti.

Durante il racconto è inevitabile pensare e ripercorrere la propria infanzia, la propria adolescenza, i propri ricordi e scorgere qualche storia di sopruso, che, purtroppo c'è sempre stata.

E chiedersi anche se a qualcuno di noi è capitato di sentirsi dire "non sei nella lista".

Consiglio la lettura a tutti, ma in particolare a genitori, nonni, insegnanti, educatori e tutti coloro che hanno un rapporto con le generazioni più giovani.


Ora sentiamo dalla viva voce di Carla Abenante qualcosa di più...


1) Non sei nella lista è un romanzo che tratta un tema importante: il bullismo.

Secondo te il fenomeno del bullismo è un fenomeno recente o ìn qualche sua forma c'è sempre stato?


Il bullismo è un fenomeno di vecchia data, non era messo in risalto in quanto meno diffuso ma esisteva anche quando ero piccola io, tutti i bambini cicciottelli erano derisi e appellati chiattoni, così come quattrocchi chi indossava gli occhiali, questi per dire quelli meno pesanti, c’erano le persone che tendevano a sminuire, ad influenzare, a manifestare violenza e prevaricazione sull’altro ma era una minoranza mitigata dalla cura familiare e amicale, se una persona vedeva l’altro in pericolo lo salvava e se un tizio vedeva il figlio dell’amico in difficoltà faceva rete con la famiglia per aiutarlo. Ora le famiglie demandano molto alle altre agenzie educative per mancanza di tempo dovuto al lavoro o alla cura personale. Oggi a volte si arriva all’estremo come i litigi tra condomini che sfociano in omicidi, oppure un qualsiasi scontro per motivi anche futili che arrivano a far scorrere sangue e perdite umane, poi ci sono quelli di genere come i femminicidi, le violenze psicologiche e fisiche sulle donne, non dimentichiamo che la donna in Italia non aveva gli stessi diritti degli uomini fino alla metà del secolo scorso.


2)L'isolamento dovuto alla pandemia ha aumentato il fenomeno o lo ha diminuito?

La pandemia ha portato scompiglio nelle vite quotidiane di tutti, si pensava che dovesse essere la panacea per i rapporti umani, la lontananza e la vita in famiglia avrebbe portato tutti alla bontà, invece ha accentuato le difficoltà dei rapporti umani, di conseguenza anche il bullismo, non dimentichiamo che non è un atto di violenza solo fisico, ma anche morale, psicologico e si attua anche a distanza con il cyberbullismo.


3)Quanto influisce la tua professione sulla sensibilità a questo tema?

Beh la professione influisce ma la sensibilità a questo tema viene dalla mia avversione, fin da quando ero piccola, alla violenza gratuita morale, psicologica, fisica, all’arroganza, alla sopraffazione per emergere, con cui ci scontriamo quotidianamente nei luoghi di lavoro, durante le file al supermercato o nei pubblici uffici, durante un parcheggio e così via. Io mi scontro a volte con uomini e donne anche ragazze arroganti che mi appellano deficiente solo perché mi sono fermata con l’auto per far passare un passante da cittadina civile.


4)Tu vivi a Napoli, città in cui è piuttosto diffuso il fenomeno microcriminale, ritieni che la territorialità sia importante in queste manifestazioni?

No assolutamente, in tutte le città esistono i quartieri dove vige la legge della criminalità. Non è il territorio urbano fisico in particolare in sé che diffonde il bullismo ma il territorio etico-politico, l’inciviltà, l’ignoranza, la voglia del guadagno facile per cui ci si fa corrompere, dove si lascia al libero arbitrio dei singoli e non si ha un assetto con regole precise, dove l’educazione viene scambiata per deficienza e viene esaltata la maleducazione e l’inciviltà. Il mio romanzo poteva essere tranquillamente ambientato a Milano, a Roma e in qualsiasi città metropolitana così come in un paese dell’entroterra, il fenomeno non ha confini territoriali urbani.


5)Che consigli ti senti di dare ai ragazzi? E' possibile difendersi o i più deboli sono destinati ad essere solo vittime?


Non è facile dare consigli non essendo una psicologa, un medico, ma mi permetto di suggerire ai ragazzi, dal mio essere insegnante, di non diventare mai membro di un branco omologandosi alle idee e ai comportamenti. Il vero insieme di persone che può diventare gruppo di amici è quello eterogeneo che rispetta le individualità, che si apre al dialogo che si arricchisce con la diversità dell’altro e non che si scimmiotta per essere uguale e somigliarsi per identificarsi appartenente al branco. Nessuno è debole se non si isola, se non chiude i suoi orizzonti per paura dell’altro. Deboli si diventa se un altro essere umano ti vuole classificare come tale. Ognuno può difendersi dall’altro, basta non farsi scalfire dalle parole offensive, ed evitare le persone che possano diventare violenti e se attaccati denunciare e mai farsi trovare da soli. Nell’ambiente scolastico, ma vale ovunque bisogna essere sé stessi, coltivare le proprie passioni, leggere per aprire la mente, spaziare su vari aspetti culturali, non chiudersi, e se soggetto bullizzato evitare di mostrarsi impauriti, camminare a testa alta fieri di quello che si è, fare gruppo opposto e contrastarlo con i comportamenti esattamente contrari. Gruppo contro gruppo e non isolarsi mai. Essere convinti che nessun essere umano merita di essere deriso e violentato. Essere timidi non equivale ad essere deboli, capire la propria timidezza e riderci su, l’autoironia aiuta a superare le timidezze, come anche affrontarle.

6)Nei progetti per il futuro hai in mente qualche altra tematica sociale?

Non lo escludo, per il momento sto mettendo le basi per il continuo di Non sei nella lista, può darsi che prenda piega un’altra tematica sociale, vedremo i personaggi dove mi condurranno.

Non vi resta che leggerlo e farlo leggere!

Grazie a Carla Abenante e grazie alla Homo Scrivens.

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