Un'indagine che si scontra con un muro di silenzio. Per abbatterlo non basterà il codice penale. Mari ha appena iniziato la pratica legale, mentre Alvise Sacco è un PM di lungo corso. Entrambi cercano, per vie diverse, di "fare giustizia". Un delitto all'apparenza inspiegabile fa incrociare le loro strade e una serie di ostinati silenzi ostacola la ricerca della verità. Dopo un iniziale successo, il nuovo metodo d'indagine adottato dal magistrato pare fallire, mentre la legalità "di strada", scelta da Mari, sembra dare i suoi frutti. C'è la giustizia processuale, ma ne esiste anche un'altra, a cui si può arrivare soltanto attraverso le relazioni autentiche con le persone e che non si può imporre con le norme e i codici. La si riconosce nei gesti semplici, come il saluto a mano aperta del pedone all'automobilista che si ferma per farlo passare.
Nella zona della Falchera alla periferia di Torino c'è una comunità di ex detenuti gestita da un'associazione che ha come mission il loro recupero.
Qui nella cascina vige un senso di giustizia non comune, un recupero di ciò che si è perso nel corso degli anni.
L'associazione gode dei favori e della credibilità della Torino bene che segue con attenzione e partecipazione le attività proprie della comunità, tanto che anche il PM Alvise Sacco, ci si ritroverà immerso, insieme ad altre personalità, per una cerimonia.
Ma poco dopo avervi partecipato, l'omicidio di una volontaria e praticante in uno studio legale, che viene trovata massacrata all'interno dell'associazione, scuote non solo i componenti dell'associazione stessa ma anche coloro che avevano creduto nella mission di cui i fondatori della comunità facevano bandiera.
Proprio il PM Alvise Sacco, di turno la sera dell'omicidio, si ritroverà a dover condurre le indagini.
Un ragazzo viene visto scappare e da subito individuato, viene messo in carcere.
Apparentemente il caso è chiuso, ma l'accusato non parla: si chiude in un mutismo che, però, non è normale.
Perché se fosse colpevole, vista l'evidenza, dovrebbe confessare e, anche il legale d'ufficio che gli è stato nominato dovrebbe suggerirgli questa linea difensiva, ma se, invece, è innocente allora perché non grida a tutti la sua innocenza?
Sacco che è un inquirente leale, professionale e dalla schiena diritta, non si arrende e con tutti i mezzi a sua disposizione cercherà di comprendere le ragioni di questo silenzio.
E dovrà scavare, scavare e andare nel passato e passare in rassegna alcuni dei casi di cui si è occupato per sbrogliare la matassa.
La giustizia e, soprattutto, il senso di giustizia reale e percepito sono molto pregnanti e presenti in ogni pagina del libro.
Sarà il fatto che Paolo Toso è un magistrato e che si scrive bene di ciò che si conosce ma A Mano aperta è un thriller competente e ben scritto.
Si comprende bene che chi scrive conosce e pratica ogni passaggio e si è trovato a fare i conti molte volte con storie, se non proprio uguali, ma verosimili.
Non so quanto e se ci sia qualcosa di autobiografico ma la figura del PM Sacco è quanto di più vero e apprezzabile, che un lettore amante del genere possa richiedere.
La storia è molto articolata e con una suspence che tiene legati alle pagine fino alla fine del romanzo.
Paolo Toso ha scandagliato nel profondo degli animi dei protagonisti e ne ha fatto dei profili psicologici molto particolari: e anche qui credo che, con il lavoro che fa, abbia un ampio e variegato campionario a disposizione.
Un ottimo thriller che gli amanti del genere non devono farsi scappare.
Ringrazio la casa editrice per la copia dell'ebook.
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